(a cura di Alessandro Oteri, Dipartimento Clinico e Sperimentale di Medicina e Farmacologia, Università degli Studi di Messina)
I frutti dell’anice verde vengono tradizionalmente utilizzati dall’industria alimentare e liquoristica per la presenza di un olio essenziale particolarmente ricco di trans-anetolo e di estragolo oltre che di flavonoidi e cumarine (1,2).
Nell'ambito della medicina popolare la pianta è stata utilizzata per aumentare la secrezione del latte materno ed è stata considerata un rimedio per aumentare l'appetito, per il trattamento delle malattie delle vie respiratorie, per le colecistopatie, per le epatopatie (3).
Viene oggi utilizzata come espettorante (3) e, grazie alla sua attività spasmolitica, per il trattamento dei dolori addominali di origine dispeptica accompagnati da meteorismo e flatulenza (4,5).
L’anice contiene derivati cumarinici le cui proprietà antiaggreganti piastriniche sono state dimostrate in vitro (6). Sulla base di tale osservazione, l’uso della pianta può teoricamente aumentare il rischio di emorragie associate alla somministrazione di eparine a basso peso molecolare, di farmaci antiaggreganti piastrinici o di anticoagulanti (7,8,9). Per lo stesso motivo, l’anice può potenzialmente aumentare la gastrolesività dei FANS (1). Nei pazienti in trattamento con tali farmaci, i prodotti a base di anice dovrebbero essere utilizzati con cautela.
A causa dell’attività estrogenica dell’anetolo, l’anice può interagire con eventuali terapie ormonali (1). Infine, per la presenza di furocumarine, può verificarsi una possibile sommazione degli effetti associando l’anice a farmaci fotosensibilizzanti (10).
Bibliografia